La psicologia sale in cattedra (per poco)

Chiamato nel 1900 all’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze per dare slancio alle ricerche psicologiche, Francesco De Sarlo inaugurò il suo corso di Filosofia teoretica discutendo Il concetto dell’anima nella psicologia contemporanea. Da quel momento, con l’appoggio della Sezione di filosofia e filologia, e in particolare dello storico Pasquale Villari e del filosofo Felice Tocco, si dedicò alla progettazione di un moderno centro di ricerca scientifica in ambito psicologico.

Francesco De Sarlo, giugno 1924
Francesco De Sarlo, giugno 1924 (Immagine tratta da MET – news dalle Pubbliche Amministrazioni della Toscana centrale).
De Sarlo, Il concetto dell’anima nella psicologia contemporanea, 1900
I “progressi nelle scienze particolari […] hanno resa inevitabile la discussione da un nuovo punto di vista intorno al posto dell’uomo nella natura”. De Sarlo, F. (1900). Il concetto dell’anima nella psicologia contemporanea. Prolusione letta il 1° marzo nell’Istituto di Studi Superiori di Firenze. Firenze: Tipografia E. Ducci.

L’Istituto di psicologia di Firenze, con annesso gabinetto sperimentale e biblioteca, fu inaugurato nell’anno accademico 1903-1904. Aveva sede al n. 3 di via Gino Capponi, in centro città, dove già esisteva il Museo psicologico allestito da Paolo Mantegazza. Primo istituto in Italia universitario e autonomo, prevedeva corsi teorici, esercitazioni con strumenti all’avanguardia e il perfezionamento in psicologia. Quello che vi tenne De Sarlo, inaugurandolo con la prolusione su Gli orizzonti della psicologia sperimentale, può essere considerato il primo corso istituzionale dedicato esclusivamente alla psicologia da un cattedratico italiano. Attorno al professore nacque una vera e propria scuola aperta a tutte le tendenze, in relazione con Franz Brentano, William James, Edward Titchener e con lo sguardo rivolto con sempre maggiore interesse al mondo angloamericano; una scuola in cui si formarono molti giovani poi affermatisi in vari ambiti di ricerca e professionali: Antonio Aliotta, Giovanni Calò, Vincenzo Berrettoni, Giuseppe Fanciulli, Roberto Assagioli, Enzo Bonaventura, Renata Calabresi. Sull’American Journal of Psychology la psicologia fiorentina venne indicata come scuola di derivazione psichiatrica, la più rappresentativa del “pensiero psicologico oggi dominante in Italia” (1905).

Nell’aprile 1905 si tenne a Roma il V Congresso internazionale di psicologia, presieduto dal ministro neuropsichiatra Leonardo Bianchi. Fu il segno della visibilità estera raggiunta dai cultori italiani della nuova materia, ma anche occasione di scontri e divisioni. In ballo c’era la definizione di una nuova e controversa disciplina (speculativa oppure scientifica; di ambito filosofico o medico), che avrebbe avuto riflessi sui campi di intervento e anche nel settore del reclutamento degli aspiranti professori universitari.

Atti del V Congresso internazionale di psicologia tenuto in Roma dal 26 al 30 aprile 1905 sotto la presidenza del prof. Giuseppe Sergi, pubblicati dal dott. Sante de Sanctis (1905). Roma: Forzani e C. Nella ripartizione delle sezioni congressuali, per dare rappresentanza a ogni filone di indagine, fu necessaria una difficile ricerca di equilibri anche attraverso aspri scontri.

A giugno dello stesso anno, con il contributo decisivo degli psichiatri, fu emanato il decreto per il bando delle prime tre cattedre italiane di psicologia sperimentale (attributo che decadde nel 1938 e che negli anni denotò orientamenti molto diversi tra loro), assegnate nel 1906 da una commissione composta da Angelo Mosso, Vittorio Aducco, Enrico Morselli, Camillo Golgi ed Eugenio Tanzi. I vincitori furono Federico Kiesow a Torino, Sante De Sanctis a Roma e Cesare Colucci a Napoli. Un’altra cattedra l’ebbe in seguito a Padova, nel 1919, Vittorio Benussi, prima come professore incaricato, poi, dal 1922, come professore ordinario, nominato “per chiara fama”, senza concorso. Caso a parte fu invece quello dell’insegnamento di psicologia di frate Agostino Gemelli, che divenne professore ordinario dal 1926, in seguito a un concorso statale, ma in una Università privata, la Cattolica di Milano, di cui era rettore e fondatore.

Comunicazione del rettore dell’Università di Torino a Federico Kiesow, 1906
Comunicazione del rettore dell’Università di Torino a Federico Kiesow riguardante l’aggregazione dell’insegnamento della psicologia sperimentale alla Facoltà di filosofia e lettere, 29 agosto 1906 (Archivio F. Kiesow).
Cesare Colucci, Sante De Sanctis e Federico Kiesow
Cesare Colucci, Sante De Sanctis e Federico Kiesow (La foto di Colucci è tratta da Menga, 2012; quelle di De Sanctis e Kiesow sono tratte dal Fondo G.C. Ferrari).
“Il concorso di Roma, Napoli, Torino non poteva finire che col consacrare la cosa compiuta. Era impossibile segnare nove psicologi: in Italia non esistono! E sopratutto non esiste la capacità finanziaria di tale insegnamento che io reputi dovere essere o annesso alla fisiologia, o annesso alla psichiatria, se fatto in una facoltà medica. Sarebbe stato meglio che lo si fosse annesso alle facoltà filosofiche, ma dato a dei fisiologi o medici: e allora sì forse la Commissione avrebbe (ma chi lo sa?) potuto fare e non le terne, gli ambi per le tre cattedre: allora sì l’insegnamento della Psicologia sperimentale sarebbe stato utile. Ma nelle Facoltà mediche?!! Senza obbligo degli studenti di Filosofia di frequentarlo! Sa Lei che quando io, agli studenti di 6° anno faccio della Psicologia (e non credo di farla male!) essi dormono? O si allontanano dalla lezione? L’idea del Bianchi di fondare cattedre di Psicologia sperimentale era ottima, stupenda: ma conveniva farlo nelle Facoltà filosofiche non nelle mediche dove a me pare schiettamente che tale insegnamento sia spostato, e superfluo, e sopratutto inviso agli studenti perché inutile o quasi ad essi, e inoltre sospettato e combattuto dai colleghi (ne ho le prove io!) e da quelli di filosofia: un pesce fuor d’acqua”. Lettera di Enrico Morselli a Giulio Cesare Ferrari, 2 febbraio 1906 (Fondo G.C. Ferrari).

Benussi aveva attirato su di sé l’attenzione della nascente psicologia italiana proprio durante il Congresso romano, stabilendo una serie di contatti personali e scientifici con De Sanctis, De Sarlo, Aliotta, Berrettoni e altri. Particolarmente intensa fu la relazione che instaurò con l’ambiente culturale fiorentino. A Graz e a Firenze si seguiva infatti lo stesso modello: l’indagine teorica e quella psicologico-sperimentale erano strettamente connesse, sia dal punto di vista della didattica sia dal punto di vista della ricerca; anche gli interessi coincidevano, andando dalla percezione visiva, acustica, tattile e del tempo alla localizzazione spaziale e temporale, fino alle illusioni ottico-geometriche e alla percezione della forma. Ancor più decisiva si rilevò poi l’amicizia stretta da Benussi a Roma con Sante De Sanctis, grazie al sostegno e all’intervento del quale ottenne prima l’incarico e poi la cattedra a Padova. Dopo il trasferimento di Benussi nella città veneta, la frequentazione tra i due divenne sistematica e coinvolse anche i rispettivi allievi.

La porta di accesso al Laboratorio di psicologia di Graz
La porta di accesso al Laboratorio di psicologia di Graz, fondato nel 1894 da Alexius Meinong (Immagine gentilmente messa a disposizione da Reinhard Fabian).

Con l’affermazione accademica si andarono costituendo anche le prime riviste dedicate alla specialità. Il primo e più longevo periodico in Italia, la Rivista di psicologia applicata alla pedagogia e alla psicopatologia (che poi assunse varie denominazioni), fu fondato nel 1905 a Bologna da Giulio Cesare Ferrari, che lo diresse per tutta la vita senza peraltro diventare mai un accademico. A fasi alterne fu organo della Società italiana di psicologia e a disposizione degli universitari che vi pubblicarono. Tra le altre riviste italiane in parte o esclusivamente dedicate alla psicologia, è da ricordare la fiorentina Psiche. Rivista di studi psicologici, fondata nel 1912 dal giovane Roberto Assagioli – forse il primo laureato con una tesi su Freud, svolta su consiglio di Eugenio Tanzi – e diretta da Sante De Sanctis, Enrico Morselli e Guido Villa. Aperta a psicologia infantile e religiosa, alla psicologia comparata, alla psicopatologia e alla psicoanalisi (in particolare a Freud e Adler), intendeva superare le barriere specialistiche e poteva contare su collaboratori stranieri. Nel 1920 nacque anche l’Archivio italiano di psicologia, fondato da Kiesow e Gemelli (che in pratica collaborò soltanto al primo numero) e pubblicato dall’Istituto di psicologia sperimentale di Torino.  

Il primo numero della Rivista di psicologia applicata alla pedagogia e alla psicopatologia, 1905.

Un’associazione professionale nacque invece nel 1910 con la Società italiana di psicologia, diretta per mezzo secolo dai pochi cattedratici: Sante De Sanctis (1910-1911 e 1927-1934), Cesare Colucci (1911-1920 e 1934-1943), Francesco De Sarlo (1920-1923), Federico Kiesow (1923-1927), Mario Ponzo (1943-1959). Fuori dall’accademia sorse a Firenze nel febbraio 1912, presso la Biblioteca filosofica, il Circolo di studi psicologici, che si ampliò a tal punto da trasformarsi in Associazione di studi psicologici, di cui De Sarlo fu eletto presidente nel marzo 1914. Dotata di un Bollettino trimestrale, pubblicato nella rivista Psiche, l’Associazione fu promossa da Aliotta, Calderoni, Bonaventura e dal filosofo del diritto Alessandro Levi, ed ebbe un alto numero di aderenti tra cui Enrico Morselli, Guido Villa e Giulio Cesare Ferrari.

Primo Convegno della Società italiana di psicologia (Torino, 14-16 ottobre 1911) con resoconto e Statuto (Archivio F. Kiesow).
2018-05-09T11:24:44+00:00