I promettenti esordi della psicologia italiana: 1870-1900

In Italia si parlava di psicologia, e da prospettive diverse, già dagli anni Settanta dell’Ottocento. Se ne occupavano ovviamente gli psichiatri (Augusto Tamburini, Enrico Morselli, Eugenio Tanzi, Sante De Sanctis, Giulio Cesare Ferrari, Francesco De Sarlo), ma anche i fisiologi (Moritz Schiff, Alexander Herzen, Angelo Mosso, Luigi Luciani), gli antropologi (Cesare Lombroso, Paolo Mantegazza, Giuseppe Sergi) e i filosofi propensi al rapporto con le scienze (Roberto Ardigò, Felice Tocco). Dall’Europa all’America, dentro e fuori l’accademia, la psicologia andava di moda ovunque. In questo scenario, molti furono i protagonisti e altrettanti i luoghi interessati in tutta Italia.

Psicologi a congresso nei primi anni Dieci del Novecento
Psicologi a congresso nei primi anni Dieci del Novecento. In prima fila, seduti, si riconoscono da destra:  al terzo posto Sante De Sanctis, al quinto Federico Kiesow; in piedi in seconda fila: secondo da destra, Padre Agostino Gemelli, quarto, quinto e sesto da sinistra, Giovanni Amendola, Mario Calderoni e Giulio Cesare Ferrari (Fondo G.C. Ferrari).

Nel 1876 Roberto Ardigò, insegnante di filosofia, tentò di istituire nel liceo ginnasio di Mantova un Gabinetto per le ricerche psicologiche; sacerdote dal 1851 ed esponente di rilievo del positivismo, nel 1871 aveva lasciato l’abito ecclesiastico e pubblicato La psicologia come scienza positiva. Giuseppe Sergi, professore di antropologia, nel 1876 chiese invano al ministro e al Consiglio superiore della Pubblica istruzione di attivare cattedre speciali di psicologia negli istituti superiori e nelle università; nel 1889 ottenne l’autorizzazione ad aprire un Laboratorio di psicologia sperimentale nell’Istituto di antropologia di Roma da lui fondato, che così assunse il titolo di Istituto di antropologia e di psicologia sperimentale. Paolo Mantegazza, anch’egli antropologo, nel 1878 fondò a Firenze la Società italiana di antropologia, etnologia e psicologia, e nel 1889 il Museo psicologico dell’Istituto di studi superiori pratici e di perfezionamento di Firenze. Simone Corleo, medico professore di filosofia all’Università di Palermo avviò, nel 1889, un Laboratorio di psicologia sperimentale interno all’Istituto di fisiologia.

La psicologia italiana aveva tuttavia un’anima psichiatrica. Fu infatti dalle patologie mentali che si imparò a indagare le varietà psichiche. Gabriele Buccola, psichiatra e libero docente in psicologia, lavorando nei manicomi più progrediti d’Italia – al San Lazzaro di Reggio Emilia con Augusto Tamburini e a Torino con Enrico Morselli –  acquisì notorietà internazionale con l’introduzione, tra il 1880 e il 1885, dell’orientamento sperimentale nella psicologia patologica e con l’allestimento del primo laboratorio italiano di psicologia scientifica nel manicomio reggiano. Voluto da Tamburini, pioniere delle ricerche italiane sui test mentali e fondatore della Rivista sperimentale di freniatria, il laboratorio ospitò ricerche, tra gli altri, di Francesco De Sarlo e soprattutto di Giulio Cesare Ferrari, che lo diresse dal 1896 al 1902, attrezzandolo più modernamente.

“Noi non possiamo avere una fisiologia della materia e una fisiologia dello spirito: ciò significherebbe riprodurre nella cerchia degli studi quel mito che è radice a tanti inganni e che la scienza à tolto via dalla ragione; significherebbe ripristinare la dualità scolastica del soma e della psiche che contraddice a tutte le dottrine del mondo moderno”. Manoscritto di Gabriele Buccola riguardante l’unità tra spirito e materia e il ruolo della psicologia sperimentale, s.d. (Archivio G. Buccola).

La ricerca scientifica in ambito psicologico, oltre che nei manicomi, era prodotta anche nei laboratori di fisiologia. Tra i più significativi vi furono quello fondato a Torino da Angelo Mosso – che nel 1894 chiamò lo psicofisiologo Federico Kiesow, allievo di Wilhelm Wundt, per guidare la sezione di psicologia sperimentale interna – e quello dell’Università di Modena, dove era attivo il fisiologo Mariano Patrizi, incaricato di psicologia sperimentale e allievo di Cesare Lombroso.

Fotografia del dottor Alberico Benedicenti, collaboratore di Angelo Mosso, 1894
Fotografia del dottor Alberico Benedicenti, collaboratore di Angelo Mosso, mentre utilizza il mietonometro, apparecchio scientifico atto a misurare il tono muscolare e le contrazioni dei muscoli volontari, 1894 (Archivio F. Kiesow).
Pulizia dell’olfattometro per mezzo di un flusso di sabbia, 1898
Fotografia raffigurante la pulizia dell’olfattometro per mezzo di un flusso di sabbia, 1898 (Archivio F. Kiesow).

L’attenzione però non era rivolta soltanto alla psicologia sperimentale di origine tedesca e al laboratorio come luogo di disvelamento di tutti gli interrogativi sulla psiche. Molti italiani guardavano ai paesi anglosassoni e seguivano William James, che dopo aver incontrato ad Heidelberg Wilhelm Wundt, ancora assistente di Hermann von Helmholtz, era tornato nel 1869 negli Stati Uniti, a Harvard, spiegando che erano possibili altre e più stimolanti indagini di psicologia scientifica, guardando ad esempio ai problemi religiosi e ai fenomeni occulti come lo spiritismo. In Italia iniziarono così ad avere diffusione opere straniere in lingua originale o in traduzioni realizzate da psicologi e psichiatri come Giulio Cesare Ferrari e da filosofi come Mario Calderoni e Giovanni Vailati.

Giulio Cesare Ferrari e Guido Ruffini nel laboratorio di psicologia di Reggio Emilia, 1896 ca.
Giulio Cesare Ferrari e Guido Ruffini nel laboratorio di psicologia di Reggio Emilia, 1896 ca. (Fondo G.C. Ferrari).
Foto con dedica di Alfred Binet a Giulio Cesare Ferrari, 10 novembre 1910
Foto con dedica di Alfred Binet a Giulio Cesare Ferrari, 10 novembre 1910. Ferrari frequentò il Laboratorio di psicofisiologia della Sorbona diretto da Binet durante un soggiorno di studio tra il 1895 e il 1896 e rimase poi a lungo in contatto epistolare con lui (Fondo G.C. Ferrari).
James, W. (1901). Principi di psicologia. Traduzione italiana con aggiunte e note di G.C. Ferrari, diretta e riveduta da A. Tamburini. Milano: Soc. Editrice Libraria. Ferrari iniziò la versione italiana dei Principles of psychology di James verso la fine del 1898. Pubblicata a Milano con integrazioni e commenti (circa 120 pagine in più rispetto all’originale), l’opera ebbe un enorme successo. Seguirono poi altre due traduzioni dei libri di James ad opera di Ferrari: nel 1902 quella de Gli ideali della vita e nel 1904 (con Mario Calderoni e prefazione di Roberto Ardigò) quella de Le varie forme della conoscenza religiosa.
Lettera di William James a Giulio Cesare Ferrari, dove tra l’altro si fa riferimento a possibili modifiche a I principi di psicologia (Fondo G.C. Ferrari).
William James con la signora Walden durante una seduta di medium, prima del 1910
William James con la signora Walden durante una seduta di medium. Fotografia di “miss Carter”, non datata ma prima del 1910 (Harvard University, Houghton Library, MS Am 1092 [1185]).
Psicologi, foto di gruppo, s.d.
Psicologi, foto di gruppo, s.d. Si riconoscono Giulio Cesare Ferrari (il primo in piedi a destra), Enrico Morselli (il secondo seduto da sinistra) e William James (il quarto seduto da sinistra) (Fondo G.C. Ferrari).

In questa fase la collaborazione tra psicologia e psichiatria ebbe un ruolo propulsivo anche nello studio dell’infanzia e dell’adolescenza. Dal metodo clinico e dall’osservazione del patologico, nacquero ricerche scientifiche in ambito psicologico, associazioni (ad esempio la Lega nazionale per la protezione dei fanciulli deficienti, promossa nel 1898 dallo psichiatra Clodomiro Bonfigli) e – già da fine Ottocento – luoghi di cura e assistenza all’infanzia cosiddetta anormale, come gli istituti medico-pedagogici (nel 1899 l’Istituto toscano per bambini tardivi di Firenze, l’Istituto medico-pedagogico emiliano di San Giovanni in Persiceto, in provincia di Bologna, e l’Istituto medico-pedagogico di Roma). La conoscenza psicologica era inoltre ritenuta necessaria per qualsiasi educazione o anche rieducazione di minori cosiddetti “traviati” o “delinquenti”. Tra i protagonisti di questo movimento figurano Sante De Sanctis, Giulio Cesare Ferrari, Maria Montessori e Giuseppe Ferruccio Montesano.

“Prima colonia libera per fanciulli anormali”, primi anni Dieci del Novecento
“Prima colonia libera per fanciulli anormali”, Villa a Castel Guelfo (Imola), anni Dieci del Novecento (Fondo G.C. Ferrari).
Modello di diario psicologico per le scuole, anni Dieci del Novecento (Fondo G.C. Ferrari).

Sulla cultura italiana del primo Novecento ebbe una notevole influenza anche la tradizione fenomenologica mitteleuropea. Non solo attraverso Franz Brentano – che dal 1896 si era stabilito a Firenze – ma anche, se non soprattutto, grazie ad Alexius Meinong. Proprio il Laboratorio di psicologia sperimentale di Graz, fondato da Meinong nel 1894, costituì un punto di riferimento per alcuni psicologi italiani che strinsero stretti rapporti con la vera forza propulsiva del laboratorio austriaco, lo sperimentalista triestino Vittorio Benussi.

2018-05-09T11:30:32+00:00