Dalla contestazione all’istituzionalizzazione: 1960-1989

Tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento si affermò la popolarizzazione delle scienze della psiche. I temi legati alle materie psicologiche e psichiatriche uscirono dai confini disciplinari e investirono il vasto pubblico. Persino nei romanzi e nei film più diffusi, le nevrosi, i dubbi psicologici e i mali dello spirito divennero un tema ricorrente. Nella diffusione di tali idee un ruolo importante fu svolto dai grandi editori, che pubblicarono e tradussero opere fino a quel momento assenti in Italia, oppure conosciute da pochi. È il caso di Einaudi con la Collezione di studi religiosi, etnologici e psicologici, detta anche “Collana viola”, uscita dal 1948 al 1956 a cura di Cesare Pavese ed Ernesto De Martino; oppure di Feltrinelli, che nel 1961 lanciò la collana Biblioteca di psichiatria e di psicologia clinica, progettata a partire dal 1959 da Pier Francesco Galli e diretta in collaborazione con Gaetano Benedetti. Una parte importante la giocarono anche le case editrici più piccole, promuovendo serie specializzate in testi di psicologia e scienze affini: ad esempio Astrolabio nel 1947 fece uscire Psiche e coscienza e due anni più tardi La sfinge, dirette rispettivamente da Ernst Bernhard e Emilio Servadio; l’Editrice universitaria (dal 1949 Giunti Barbera) nel 1950 avviò invece la Collezione psicologica diretta da Alberto Marzi. Sul fronte psicoanalitico Paolo Boringhieri, proprietario dell’omonima casa editrice di Torino, avviò, a partire dal 1967, la pubblicazione dell’opera omnia di Freud, conclusasi nel 1980 sotto la direzione di Cesare Musatti e realizzata con il contributo di Elvio Fachinelli, Michele Ranchetti e Renata Colorni.

Pier Francesco Galli. I settant’anni di un maestro. Parte settima. L’editoria, film di Alberto e Francesco Merini (Estratto tratto da Mammut Film).
Freud, Introduzione allo studio della psicoanalisi
S. Freud, Introduzione allo studio della psicoanalisi, primo volume pubblicato da Astrolabio nella collana Psiche e coscienza nel 1947.

In questo periodo la psicoterapia italiana era ancora un movimento non riconosciuto dalle istituzioni, mentre nel resto dell’Europa e negli Stati Uniti era già una tecnica affermata e diffusa. Per colmare i vuoti formativi avvertiti dagli specialisti in tale campo, oltre all’attività editoriale, nel 1960 fu costituito informalmente il Gruppo milanese per lo sviluppo della psicoterapia (da fine anni Settanta Psicoterapia e scienze umane, dal titolo della rivista che Galli aveva fondato nel 1967 nell’ambito del Gruppo) che nel 1962 si strutturò e diede vita, presso il Museo della scienza e della tecnica di Milano, ad un primo corso di aggiornamento intitolato Problemi di psicoterapia. Dopo vari altri incontri, nell’ottobre 1965 si svolse l’importante giornata di studi La psicoterapia in Italia, a cui presero parte Pier Francesco Galli, Mario Moreno, Franco Basaglia, Antonio Jaria, Franco Giberti, Giuseppe Maffei, Dario de Martis, Piero Leonardi, Edoardo Balduzzi, Giorgio Zanocco, Antonino Lo Cascio, Cesare Musatti e Cornelio Fazio.

La psicoterapia in Italia. La formazione degli psichiatri
La psicoterapia in Italia. La formazione degli psichiatri, atti delle giornate di studio che si svolsero il 30 ottobre 1965 e l’11 dicembre 1966, pubblicati a Milano dal Centro studi di psicoterapia clinica nel 1967.

Con il Sessantotto il campo psicologico-psichiatrico fu investito dalla contestazione dei movimenti anti-autoritari e anti-istituzionali, e dalla messa in discussione del ruolo e delle competenze. In un quadro frammentato e variegato, molte furono le modalità in cui il dissenso e la voglia di rinnovamento si manifestarono. Nel 1968 Jean-Paul Sartre tenne una conferenza, moderata da Gianfranco Minguzzi, nell’aula magna dell’Istituto di psicologia dell’Università di Bologna occupato dagli studenti; l’Istituto era diretto da Renzo Canestrari, tutt’altro che ostile nei confronti delle proteste sessantottine. Con Il desiderio dissidente, apparso nel ’68 su Quaderni piacentini, rivista di riferimento per la nuova sinistra, Elvio Fachinelli propose un’interpretazione psicologica dei giovani contestatori e delle loro motivazioni. Lo stesso anno a Milano vi fu una dura opposizione nei confronti del Congresso della Società italiana di psichiatria, replicando in seguito a Bologna, nel 1975, con un convegno alternativo alla Sala Borsa. Nel 1969 furono poi contestati altri due convegni programmati a Roma: quello della Società italiana di psicologia scientifica, che non ebbe mai luogo proprio a causa delle proteste contro la struttura autoritaria e gerarchica dell’associazione, presieduta in quel momento da Cesare Musatti; e quello dell’International Psychoanalytical Association organizzato dalla Società psicoanalitica italiana all’Hotel Cavalieri Hilton, dove un gruppo di partecipanti guidati da Elvio Fachinelli e Berthold Rothschild – che si erano riuniti anticipatamente nella casa milanese del neurofisiologo e psicoanalista Mauro Mancia – iniziarono una sorta di controcongresso nella vicina trattoria “da Carlino”, mettendo in discussione, con notevole clamore mediatico e dando vita al gruppo The platform (la pulce nell’orecchio), le istituzioni psicoanalitiche e le implicazioni della psicoanalisi sulla società. Il 1969 fu anche l’anno in cui il Partito comunista italiano decise di accogliere i motivi delle contestazioni al sistema psicologico-psichiatrico, organizzando a Roma, per iniziativa dell’Istituto Gramsci, un convegno su Psicologia, psichiatria e rapporti di potere, i cui atti furono pubblicati da Editori Riuniti (1971). Incaricando i cosiddetti basagliani di tenere il primo discorso, dopo quello introduttivo tenuto da Giovanni Berlinguer, si diede di fatto un riconoscimento politico a Franco Basaglia e al suo gruppo.

Sartre-Minguzzi
Jean-Paul Sartre e Gianfranco Minguzzi nell’aula magna dell’Istituto di psicologia dell’Università di Bologna, 1968 (Immagine tratta da RISME Ricerca Idee Salute Mentale Emilia-Romagna).
International Journal of Psychoanalysis
Indice del n. 1/1969 dell’International Journal of Psychoanalysis con la pre-pubblicazione delle relazioni congressuali (tratto da Bolko & Rothschild, 2006).
Fachinelli Rothschild, Roma, 1969
Elvio Fachinelli (a sinistra) e Berthold Rothschild (a destra) che sorreggono l’ironico manifesto del controcongresso con le due esse finali trasformate nel simbolo del dollaro (© Lisetta Carmi 1969, Collezione privata Fachinelli).
Psicoanalisti, tutti “da Carlino”, “La Stampa” - 30 luglio 1969
Psicoanalisti, tutti ‘da Carlino’, “La Stampa”, 30 luglio 1969.
Facchinelli-Musatti
Elvio Fachinelli e Cesare Musatti, di spalle, sulla terrazza di un ristorante a Roma nel 1969 (© Lisetta Carmi 1969, Collezione privata Fachinelli).

Nonostante i conflitti, o anche grazie ad essi, la psicologia divenne sempre più presente nella società italiana e nelle istituzioni, contribuendo a produrre cambiamenti nelle pratiche e nella mentalità. Attraverso nuovi orientamenti psicopedagogici e il superamento della psicologia riduzionista dei test selettivi, senza dimenticare l’affermazione di una concezione non autoritaria della scuola, fu messa in discussione l’utilità delle classi differenziali a favore dell’inserimento dei bambini con handicap insieme agli altri alunni. Molti psicologi furono inoltre impegnati nella lotta contro i manicomi: il primo segretario di Psichiatria democratica, associazione fondata da Franco Basglia nel 1973, fu Minguzzi, professore incaricato esterno di psicologia della Facoltà di lettere e filosofia di Bologna; Letizia Comba, formatasi come psicologa negli Stati Uniti alla Cornell University, lavorò sia a Gorizia, con il gruppo di Basaglia, sia nel Centro d’igiene mentale di Reggio Emilia diretto dal marito Giovanni Jervis. Contemporaneamente, alcuni protagonisti del rinnovamento delle scienze della psiche, tra cui proprio Jervis, iniziarono a criticare con forza chi rappresentava psicologia, psicoterapia, psicoanalisi e psichiatria esclusivamente come strumenti di potere e controllo sociale.

Bologna, 1975
Invito al dibattito pubblico del 20 marzo 1975 tenutosi in occasione del congresso bolognese della Società italiana di psichiatria (Immagine tratta da Merini, 2005).
Il controcogresso di Bologna del 20 marzo 1975
Il controcogresso di Bologna del 20 marzo 1975. Sul palco, da sinistra, si riconoscono Alberto Merini, Ferruccio Giacanelli, Giovanni Jervis, Luigi Marcon, Gianfranco Minguzzi, Vittorio Vinci, Giancarlo Rigon e Vittorio Melega (Immagine tratta da Merini,  2005).
Aule didattiche presso la scuola speciale Padre Gemelli di Torino
Aule didattiche presso la scuola speciale Padre Gemelli di Torino, s.d. Nate a Roma nei primi del Novecento su iniziativa di Giuseppe Ferruccio Montesano, le classi speciali e differenziali per l’educazione e il recupero degli alunni con ritardo mentale si diffusero in tutta Italia fino ad entrare nella legislazione nazionale. A partire dagli anni Sessanta tali scuole divennero uno dei simboli dell’esclusione dei diversi, contestate dai movimenti di protesta e anche dagli specialisti nei loro principi scientifici. La scuola speciale per anormali psichici di Torino, intitolata al frate psicologo nel 1960, era attiva dal 1928 con personale medico e insegnanti specializzate in ortofrenia (© Archivio Scuola primaria Padre Gemelli).

Dalla metà degli anni Settanta la psicologia cominciò a confrontarsi anche con i progressi delle neuroscienze. Temi come la coscienza, la mente, il pensiero, l’immaginazione, il linguaggio, il rimorso, la speranza, la sanità mentale, prima affrontati con un approccio prevalentemente speculativo, furono via via oggetto di ricerche sperimentali. In quel periodo gli psicologi più giovani iniziarono a orientarsi verso il cognitivismo e a confrontarsi in maniera critica con il gestalismo e il transazionalismo, le tendenze fino ad allora prevalenti in Italia.

Nel corso degli anni Settanta si produsse infine una radicale trasformazione nell’assetto istituzionale della psicologia italiana. Con una spinta nata nell’immediato dopoguerra, attraverso il capillare lavoro condotto dal gesuita psicologo Ernesto Valentini, professore alla Facoltà di magistero dell’Università di Roma, nel 1971 furono istituiti i primi corsi di laurea in psicologia a Roma e, grazie all’impegno di Fabio Metelli, a Padova. Una commissione composta da autorevoli specialisti (Marcello Cesa-Bianchi, Cesare Musatti, Renzo Canestrari, Gustavo Iacono, Gaetano Kanizsa, Luigi Meschieri, e lo stesso Metelli) sostenne che il piano di studi avrebbe dovuto conciliare competenze biologiche e umanistiche, preparazione di base e applicativa. Nonostante i vari problemi sul campo ancora da affrontare – organizzativi (capienza delle aule, assenza di moderni laboratori per la ricerca e la didattica) e di reperimento delle competenze necessarie per la formazione e l’insegnamento –, migliaia di studenti si iscrissero da subito ai corsi, per ottenere il nuovo titolo. Il movimento studentesco invece si oppose, producendo documenti fortemente critici nei confronti del ruolo degli psicologi e della loro supposta funzionalità al sistema di potere. Ma perplessi, soprattutto riguardo al percorso formativo tracciato, furono anche molti psicologi.

Nel 1973 Adriano Ossicini, senatore e psicologo, presentò in Parlamento la proposta di legge sull’“ordinamento della professione di psicologo”. Criticato da sinistra, ostacolato dall’Ordine dei medici e anche da non pochi psicologi, l’Albo nazionale degli psicologi fu istituito soltanto nel 1989. A metà degli anni Ottanta erano stati intanto istituiti dottorati in psicologia e aperti altri corsi di laurea in varie parti d’Italia. In seguito tali corsi si staccarono dalle facoltà in cui erano stati inseriti (di solito quelle di Magistero) per costituirsi in facoltà autonome: la prima fu quella di Roma nel 1991, seguita da Padova e poi da altre.

Copia della relazione inviata da Dario Romano a Lella Torzo, con allegato il dattiloscritto Proposta dell’Istituto di psicologia di Torino per il nuovo ordinamento didattico dei corsi di laurea, 1977-1980. Romano, seppur critico, ritiene sconsigliabile una presa di posizione contro i corsi di laurea, poiché “è sui modi della trasformazione che […] ha senso lavorare” (Archivio D. Romano).
2018-05-09T10:51:50+00:00